Ti sento, mi sento, ti rispondo: sono sensibile!
Clara ha 9 mesi e da un po’ di tempo ormai ha cominciato a gattonare. Esplora curiosa tutto quello che le sta intorno, emettendo gioiosi gridolini ad ogni nuova scoperta che riempiono il cuore dei suoi genitori.
Un giorno, mentre la sua mamma la porta a passeggio, Clara incontra un grosso cane nero. Viene subito catturata da quel pelo così lungo e morbido, eppure la sua fronte è corrugata e i suoi occhi, solitamente vivaci, sono attenti e circospetti. «Ti fa un po’ paura questo cane così grande, vero?», le dice con calma la mamma. «Non ti preoccupare, la mamma è qui con te. Accarezziamolo insieme!».
Se dovessimo descrivere il comportamento della mamma di Clara, potremmo definirlo con una sola parola: sensibile.
La sensibilità è la capacità di percepire l’altro (in questo caso la bambina) e sapersi rappresentare le sue emozioni, i suoi pensieri o le sue esigenze. È una delle abilità più importanti per un essere umano, nonché la competenza essenziale per ogni genitore. Ma cosa permette di fare la sensibilità ? Riassumiamolo in tre punti:
- Entrare in empatia: essere sensibili ci fa instaurare un legame con l’altro fin dal primo contatto. Per un bambino, infatti, è molto importante sentire la vicinanza e la disponibilità del genitore;
- Regolare le emozioni: se ci dimostriamo sensibili alle emozioni altrui, molto probabilmente le riconosceremo più in fretta e, di conseguenza, sapremo meglio come aiutarli a gestirle. Pensate ad un bambino molto piccolo che piange: quando comincerà a calmarsi? Stando da solo o a contatto con la mamma e il papà ?
- Percepirsi: può sembrare scontato, ma prendere in considerazione l’altro significa anzitutto riconoscere se stessi come “entità separate”. E come per magia, imparare ad essere sensibili nei confronti delle proprie emozioni permette di individuare e regolare più facilmente anche quelle degli altri. Come al solito, insomma, il lavoro su se stessi porta numerosi benefici anche al di fuori di noi.
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