La forma che informa: crescita personale e body positivity
Grasso, magro, bello, brutto, dritto, storto, alto, basso… quante volte abbiamo sentito (o ci siamo sentiti) pronunciare questi aggettivi con tono sprezzante? E quante volte li abbiamo rivolti proprio a noi stessi mentre ci guardavamo allo specchio?
Siamo abituati a pensare alla crescita personale come un processo che parte da dentro, un percorso che riguarda il nostro mondo interno e la nostra personalità … e di fatto è così. Tuttavia, più di rado consideriamo come un cambiamento di mentalità possa riflettersi anche “al di fuori” di noi, sul nostro aspetto esteriore.
Fermi tutti: la filosofia del “conosci te stesso” può forse portare a eliminare quei chili che ci sembrano di troppo e farci apparire più in forma, sani e belli? Naturalmente le cose non sono così semplici. Ma allora, come possono questi due mondi arrivare ad intrecciarsi l’uno con l’altro?
“Accettarsi“: un mantra trito e ritrito sia nelle discipline a sfondo psicologico che nel mondo del beauty. Una sola, semplice parola, intrisa di un significato immenso; basti pensare a quanto sia facile da pronunciare e consigliare, ma estremamente complessa da mettere in pratica. Eppure, a detta di molti, tutto parte da lì. Una situazione paradossale: ci viene chiesto di fare pace con quelle caratteristiche con cui siamo in guerra da anni e anni. Impossibile! Ma come si fa?
Mettetevi comodi, perché una cosa è certa: non è immediato. Per quanto alcuni sostengano che il loro confine sia molto labile, non possiamo certo pretendere di passare dall’odio all’amore nel giro di un giorno. Anche perché, se il nostro obiettivo sarà quello di sopprimere l’odio, non faremo altro che ostacolare il nostro cammino.
Accettarsi non è ingannarsi: non si tratta di fingere che non esistano asimmetrie nel nostro corpo, né di convincersi a farsele andare bene nonostante la sofferenza che possono averci provocato. Se vogliamo dargli una definizione, possiamo dire che accettarsi è la volontà di cambiare il proprio punto di vista. In poche parole, l’accettazione di sé ci pone di fronte ad una scelta e, come tale, non solo esiste la possibilità di compierla o meno, ma anche uno o più momenti precisi in cui portarla avanti. L’importante è ascoltarsi e capire cosa fa al caso nostro, senza forzarci a fare un passo più lungo della gamba. Tutto è commisurato ai nostri desideri personali. Ma come si traduce esattamente questo nuovo punto di vista?
Vi ricordate gli aggettivi che abbiamo elencato all’inizio? Nonostante siano di uso piuttosto comune, noterete una cosa: esprimono un giudizio molto forte. Sì, perché solitamente diamo a quelle parole un’accezione negativa e, più che per descrivere ciò che vediamo, le utilizziamo per categorizzare (e categorizzarci). Cambiare il proprio punto di vista consiste proprio in questo: passare dall’essere giudici ad osservatori.
Se al posto di vedere pregi o difetti cominciassimo semplicemente a notare caratteristiche? E se al posto di correggere imparassimo ad enfatizzare ciò che ci valorizza? Ad assecondare, e non occultare? Ecco allora che la forma non è più un mezzo di distruzione ma, come sostiene anche il movimento della body positivity, uno strumento di informazione: solo osservandola senza giudizio impareremo a capire cosa vuole comunicarci, quali caratteristiche veicola e come queste possono essere rese i nostri punti di forza. Siamo così abituati ad inseguire moda e canoni estetici che non mettiamo in discussione neanche per un secondo che un trend possa non fare per noi, anzi: subito penseremo che siamo sbagliati se non riusciamo a farlo nostro. Come nelle relazioni, però, vale questo consiglio: non siamo fatti per stare con tutti.
Ognuno di noi ha forme e colori diversi, è inutile negarlo. Quello che forse possiamo fare per uscire dai soliti schemi che ci vengono propinati è conoscere, approfondire quante forme esistono e quali colori esaltano le nostre caratteristiche fisiche e cromatiche. Può sembrare strano, ma sono ormai diversi gli esperti che hanno a cuore questi temi: Rossella Migliaccio, per esempio, ne è una pioniera in Italia e parla tanto di body shapes (forme del corpo) quanto di armocromia, la “scienza dei colori”.
Crescere è anche questo. E chi ha detto che dobbiamo per forza soffrirne?